È stato raggiunto un accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea: a fronte della minaccia di dazi del 30% annunciata da Trump, Bruxelles ha accettato l’introduzione di dazi al 15% su una serie di esportazioni europee, con alcune eccezioni settoriali. In cambio, non verranno applicate ritorsioni. Un’intesa giudicata da molti deludente per l’Europa, soprattutto se confrontata con l’accordo ottenuto dal Regno Unito. Ma come si spiega questa scelta? È il frutto di una strategia negoziale sbagliata o di una valutazione più ampia dei costi politici ed economici interni?
Fanno discutere le ultime decisioni di Trump contro la Russia. Sono tanti gli osservatori internazionali che si stanno occupando del tema, mostrando non poche preoccupazioni per quelle che potrebbero essere le conseguenze sugli altri paesi.
Le transizioni tra le epoche storiche sono spesso difficili da cogliere mentre avvengono, tuttavia è opinione diffusa che stiamo assistendo alla fine di una fase della storia mondiale e all'alba di una successiva.
A definirla, da un lato, è il cambiamento della politica estera degli Stati Uniti, sempre più unilaterali e distanti dai loro alleati, scettici nei confronti delle istituzioni e degli accordi internazionali, sempre meno disposti a sopportare i fardelli della leadership internazionale.
Mentre l'amministrazione Trump porta avanti la sua stravagante politica tariffaria, l’industria energetica nordamericana sta lavorando per attutire le conseguenze di queste scelte. L’intenzione della nuova presidenza è quella di “liberare l'energia americana” (President Trump's America First Priorities - The White House), in parte imponendo dazi funzionali a rimediare a quelle pratiche commerciali considerate sleali e a incrementare la produzione energetica degli Stati Uniti.
Con l’accordo, se così si può definire, tra UE e USA, siglato in Scozia lo scorso 28 aprile, si aggiunge un altro pezzo, l’ennesimo, a puzzle complicatissimo voluto dal Presidente Trump. Benché consapevoli delle difficoltà di fare un bilancio esaustivo degli impatti che queste scelte di politica commerciale avranno per gli attori coinvolti, è possibile però delinearne i primi contorni. Per RiEnergia, ci ha pensato Alessandro Fontana, Direttore Centro Studi Confindustria, in un’intervista puntuale che ci da l’istantanea di quello che è e quello che potrebbe essere.